Andare a vedere uno spettacolo quasi sotto casa in un luogo bello e suggestivo; pagare poco per ridere a crepapelle ascoltando, per quasi un’ora, un monologo ben costruito ed intelligente.
Quando tutte queste cose succedono in una volta sola ed inaspettatamente la sensazione che si prova, vi assicuro, è assai piacevole.
E ieri sera mi è successo. Quasi per caso mi son trovato ad assistere allo spettacolo teatrale “Ti lascio perchè ho finito l’ossitocina” di Giulia Pont, in cartellone al Torino Fringe Festival.
Non posso esimermi dal consigliarlo caldamente – bisogna affrettarsi, sarà replicato solamente fino a domenica 12 maggio 2013 – e scriverci su due righe.
La trama, semplice, chiara sin dalle prime battute e di woodyalleniana memoria, è costruita sull’idea che il teatro ha una evidente funzione terapeutica – per chi lo fa e per chi lo osserva. Il monologo porta tale concetto all’estremo e lo spettacolo diventa una vera e propria seduta di psicoterapia. La protagonista è la paziente. Ed i terapeuti? Il pubblico, ovviamente.
Si parla di un amore finito e di nevrosi, di quelle che ci fanno sorridere perchè comuni e condivise. Ridere delle sventure e delle ossessioni della protagonista è in fondo ridere delle nostre stesse paure e delle emozioni che l’essere umano non è ancora, per fortuna, riuscito a controllare.
Molto evocativo è il luogo scelto per la rappresentazione: il cimitero di San Pietro in Vincoli a Torino dove, tra la fine del ‘700 e metà ‘800, venivano seppelliti i non battezzati, i morti suicidi ed i giustiziati per impiccagione. Quelle persone, insomma, che la società del tempo non aveva trovato il modo di accogliere ed ascoltare.
Di seguito i link per lo spettacolo e per il festival:
https://www.facebook.com/events/238230232968748/
http://www.tofringe.it/giulia-pont-ti-lascio-perche-ho-finito-lossitocina/